Capezzolo introflesso
Capezzolo introflesso o retratto, che cos’è?
Se si capovolge un capezzolo, la sua forma non appare più normale perché, invece che sporgere, va verso l’interno. Il risultato è quello di avere un areola sostanzialmente piatta dove dovrebbe spuntare il capezzolo. Il capezzolo introflesso di per se non è un motivo di preoccupazione ma certamente crea disagio alle persone che la presentano. Si può presentare su entrambe i capezzoli o solo su uno e può essere congenita o sviluppata successivamente.
Non riguarda solo le donne ma viene sviluppata anche negli uomini, si stima che riguardi circa il 2/10% della popolazione. Come detto la condizione non comporta disfunzioni, tuttavia nel caso dell’allattamento al seno potrebbe comportare alcuni problemi fino a comprometterlo.
Da cosa dipende?
Questa condizione è quasi sempre congenita e si verifica quando il tessuto mammario aderisce strettamente alla base del capezzolo, abbastanza da impedire che si attacchi. La parte anatomica che riguarda l’anomalia interessa i dotti galattofori (nelle donne portano il latte al capezzolo) che risultano retratti o troppo corti, limitando la proiezione all’esterno del capezzolo.
Mentre per gli uomini l’intervento non comporta anomalie funzionali, per la donna ci possono essere problemi nell’allattamento. Tuttavia solo una visita con uno specialista potrà valutare l’entità del problema. La gravità dei capezzoli invertiti infatti è basato su una scala da 1 a 3. Questo consente di avere una guida su quanto sono stretti i dotti e di individuare il miglior trattamento per correggere il difetto.
Per chi è indicato?
Uomini o donne, maggiorenni, che presentano il capezzolo introflesso.